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domenica 28 settembre 1997

Val di Zocca 1997, vie nuove


Ad inizio agosto del 1997, mentre festeggiamo il mio compleanno al Rifugio Allievi-Bonacossa, parte l'idea di metterci ad aprire vie moderne spittate nei luoghi dove l'alpinismo classico non era ancora passato. Complici due mesi di bel tempo, io e Giovanni Ongaro restiamo in villeggiatura al rifugio con il nostro potente trapano "modificato". 
Nascono così le vie che ora sono tra le più ripetute della zona.


sabato 30 agosto 1997

Quota 3228, invernali, solitarie e vie nuove

Un piccolo gioiello incastonato tra due superpotenze come la Punta Allievi e la Cima di Castello. Sulla Quota 3228, chiamata anche Punta Baroni, ci sono solo vie di classe di epoche diverse.
L'ho visitata la prima volta in invernale con Moreno Fiorelli, salendo la via più recente del periodo ("Isippazzo", di D.Galbiati e C.) e uscendo per la via degli Inglesi ("Via Senza Sole"). Ci tornai in solitaria per ripetere la via "Città di Sondrio", all'epoca tra i più difficili itinerari della Val di Zocca, una solitaria veloce ma delicata, anche a causa della roccia da stare attenti.
Infine, nel 1997 spittaiolo, io e Giovanni Ongaro ci concedemmo un break dal trapano salendo un nuovo itinerario centrale che si rivelò piuttosto impegnativo, sempre arrampicata "aperta" su parete quasi verticale, protetta da nuts e friends di piccole misure piazzati su lame solide ma dal suono inquietante. "Mondi Sommersi" non ne uscì come la vera via direttissima perchè in alto trovammo una scappatoia sulla sinistra del difficile muro sommitale.

lunedì 25 agosto 1997

Costiera dell'Averta, ripetizioni e vie nuove

Le scalate sulla Costiera dell'Averta

1992: "Giulia Dream", prima ripetizione
con Luca Salini di questa esposta via di Tarcisio Fazzini

lunedì 28 luglio 1997

Grand Capucin, "Voyage selon Gulliver", prima solitaria (?)

GRAND CAPUCIN (3838 m)
parete Sud-Est
via “VOYAGE SELON GULLIVER” (Michel Piola-Pierre Alain Steiner 1982)
400 m
ED+
diff. max 7a+ e A1 (3 pendoli)

Ripetizione in solitaria (prima solitaria ?) in circa 5 ore (dalle cengie Bonatti fino ad un tiro dalla cresta) - autoassicurato su due terzi dell’itinerario.

sabato 3 maggio 1997

"La Spada nella roccia", prima solitaria

Prima ascensione solitaria di "La spada nella roccia" (O. e T.Fazzini, N.Riva 1989) in circa 10 ore di arrampicata effettiva, il 2 e 3 maggio 1997.
Bivacco su portaledge alla base della grande lama di centro parete.
Autoassicurazione quasi totale ad eccezione delle prime 3 lunghezze.
Difficoltà originali della via, VIII e A4 (VIII- obbligatorio, ABO).

A metà della "foglia" (foto Andrea Innocenti)

sabato 8 marzo 1997

Pilastro del Scingino, Cavalcorto

Un poderoso pilastro di placche su una delle cime che fanno da contorno al Cavalcorto, diventato famoso per la via "Delta Minox" di Tarcisio Fazzini e Norberto Riva, sicuramente una delle più ardite e belle vie di placca delle Alpi Centrali. La ripetei solo una volta negli anni appena dopo l'apertura, insieme a Luciano Barbieri; oggi è stata anche richiodata (solo sostituzione di spit) per il volere degli amici e famigliari di Tarcisio ma mantiene inalterato il suo fascino di via temuta, con protezioni distanti e passi obbligatori.

Sullo stesso pilastro torno qualche anno dopo in un caldo inverno, per ripetere da solo la neonata "Scarpette Chicco".

SCARPETTE CHICCO (Vago-Maccario-Pili-Calori 1996) - 400 m - 7a/A1 (6b+ obbl.)
prima ripetizione solitaria, 8 marzo 1997 in 5 ore circa, fino al 10 tiro e da qui giunzione con la via “Chi si Ferma è perduto”. Autoassicurazione su tutte le lunghezze.
Condizioni ottime, molta neve nell’avvicinamento (bivacco nel grottino alla spalla prima della parete), clima “estivo” lungo la via.
Per questi itinerari su pareti esposte a Sud e a questa quota di “media montagna” (2000-2500 metri), è difficile parlare di “invernali” nel vero senso della parola.

Scingino e Cavalcorto in veste pseudo-invernale

mercoledì 1 gennaio 1997

Patagonia, la vida!

Dopo la via nuova sul Cerro Piergiorgio e la solitaria alla Guillaumet, rimango da solo a vivere un altro mese e mezzo patagonico.
Il diario di quei giorni:

5 gennaio

Anche Dante mi lascia solo. E’ arrivato il suo momento di rientrare nella nazione più stressata di questo mondo. Quando saluta tutti e sale sull’autobus, riesco a leggere nei suoi occhi commossi il desiderio di ritornare, di rivivere un’esperienza che va al di là delle rocce, dei ghiacci, delle cime raggiunte.
Adesso sono rimasto solo, fisicamente ma non mentalmente. Ci sono alpinisti e amici di tutte le nazionalità, persone che mi costringono ad abbandonare i miei ambiziosi programmi solitari. Mi accordo con Rolo, Rolando Garibotti per l’anagrafe. E’ un ragazzo argentino, originario italiano ma che ora vive in Stati Uniti. Anche lui è senza compagno e anche lui ha ascoltato i ricordi che Cesarino Fava ci racconta in continuazione qui in paese. Cesarino, per chi non lo sapesse, ha partecipato alla spedizione della prima ascensione del Cerro Torre nel 1959, quella di Cesare Maestri e Toni Egger. La morte di Egger e la perdita del materiale fotografico hanno fatto sì che tutto il mondo anglosassone attaccasse la veridicità della salita. Il mistero del Torre non è ancora stato risolto poichè nessuno è ancora riuscito a ripetere la via dei primi salitori.
Alla fine guardo in faccia Rolando: “Perchè non andiamo a provare?”.
Cesarino ha le lacrime agli occhi quando ci vede partire verso il campo base, in direzione del Cerro Torre, la montagna che ha segnato la sua vita.

6 gennaio

La favola è durata poco. Poco sopra il campo base c’è la neve e questo non è un buon segno per l’idea di tentare il Torre. Con Rolando pianifichiamo altre ascensioni e non è un lavoro facile: le condizioni delle pareti sono pessime, il maltempo è in azione da quasi un mese e le vie di roccia sono tutte ghiacciate, insomma, una bella gatta da pelare!

La vecchia e mitica casetta del Campo Bridwell (ora Campo De Agostini)