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martedì 14 ottobre 2003

Alpe Gera e Campo Moro, vie nuove


Arrivare a 2000 metri in auto, qualche minuto a piedi e cominciare la scalata di compatte placconate di ottima roccia alte fino a 350 metri. Una fortuna per la Valmalenco e i suoi frequentatori quella di poter disporre di un terreno di gioco estivo di comodo accesso, immerso in una bellissima cornice ambientale e ricco di svariate possibilità per gli arrampicatori che vengono in zona per scappare dalla calura estiva. Un po’ penalizzata per le arrampicate invernali data la mancanza di interessanti pareti di bassa quota, la Valmalenco e la Val Lanterna si riscattano più avanti ed offrono un vasto potenziale per arrampicare dalla tarda stagione primaverile fino all’inizio di quella autunnale, finché la prima neve non fa capolino sulle cime più basse del massiccio del Bernina.  


Dal 2001 al 2003, durante il periodo trascorso navigando in queste valli, ho potuto rendermi conto della grossa disponibilità di pareti rocciose da scoprire e da riscoprire, sparpagliate nei dintorni dei laghi di Campo Moro e Gera. Rocce che avevano vissuto solo nei confini dello sviluppo dell’arrampicata, quello che avvenne principalmente all’inizio degli anni ’80 se parliamo delle nostre zone; pareti dove la tranquillità del luogo andava a braccetto con una “tranquillità storica” che manteneva la sua caratteristica anche in questi anni di marcata sportivizzazione della nostra attività.
Sui muri di rosso serpentino che affiancano i laghi a meridione, non erano troppi i nomi di chi aveva frequentato ed esplorato le linee più evidenti per salire. I padroni di casa malenchi percorsero timidamente le rocce più invitanti ed abbordabili a partire dal 1974: Angelo Parolini, Celso Nana, Roberto “Bobi” Dioli, tra i nomi più frequenti se sfogliamo il dettagliato e minuzioso lavoro cartaceo chiamato “Arrampicate libere in Valmalenco” (edito dal CAI Valmalenco ad inizio anni '80 e compilato da Gianfranco Comi e Celso Nana). I primi passi e le prime vie portano i nomi di "Tirotano", "Via del Pollo", "Via Edelweiss", "Diedro Kaia" solo per citare le più significative. Difficoltà massime intorno al V/VI grado, percorso da ricercare e chiodatura quasi assente… una sorta di alpinismo delle grandi pareti trasportato su strutture rocciose più comode e meno ingaggiose. Erano appunto gli anni in cui l’alpinismo stava conoscendo l’arrivo del free climbing di bassa quota.  
Poco tempo dopo ci fu anche la visita dei "Sassisti" della Val di Mello, a quell'epoca a caccia di possibilità in ogni angolo valtellinese per piacevoli e vie nuove in arrampicata libera, l’esportazione dell’arrampicata per gioco nata nella vicina Valmasino. Per mano di Giuseppe Miotti, Guido Merizzi e Lodovico Mottarella nacquero alcuni itinerari che conobbero anche un discreto successo in quegli anni e furono ripetuti abbastanza frequentemente: "Confusione mentale", "Fusione rossa", "Il Filo dell’arcobaleno", "Rosso a metà" e "Le nuove curve di Marylin". Dopo quel primo periodo l'opera esplorativa proseguì più a rilento fino ad arrivare agli anni '90 dove, in concomitanza dell'uscita della simpatica guida stampata "Magia Rossa" (Alessandro Reati e Marco Peduzzi), venne focalizzata la situazione arrampicatoria e le future possibilità rocciose dell'alta Val Lanterna. Nacquero ancora alcune linee avventurose, ora più tecniche e anche più ricercate, prevalentemente per opera di pochi arrampicatori affezionati al luogo (W.Strada e C.). Poi più nulla per diversi anni.
Tanto da fare quindi, soprattutto visto in un'ottica moderna che agevolava la salita delle zone più compatte ed impegnative di queste pareti di serpentino.
 
Ne approfitto anch'io e insieme a diversi compagni trascorro tre stagioni ad aprire ed attrezzare con solidi chiodi diversi itinerari che immediatamente vengono ripetuti da diverse cordate, stupite anch'esse delle grandi possibilità di sviluppo per la scalata a Campo Moro e Capo Gera. 
Si scala spesso a partire dalla tarda mattinata, beneficiando del sole che purtroppo illumina le pareti solo nel primo pomeriggio (questo forse l'unico neo di questa zona…). Spendiamo giornate intere con il trapano attaccato all'imbragatura e a tarda sera siamo non poche volte esausti per il lavoro di "sistemazione" di questi itinerari: cercare, individuare la linea di salita, arrampicare e chiodare, pulire la roccia dall'erba e dai massi instabili… in poche parole immaginare il piacere che queste arrampicate potrebbero dare a chi ci seguirà. 
Quasi contemporaneamente anche la Guida Alpina Augusto Rossi, guardiano della diga e già chiodatore della frequentata palestra d'arrampicata situata tra i due laghi, si dedica ad attrezzare delle lunghe vie sulle pareti della zona.  
Scalate disegnate non solo per noi ma anche e soprattutto per aprire il mondo delle arrampicate su vie di più lunghezze anche a chi non ha quel bagaglio d'esperienza per affrontare le stesse cose senza i chiodi un po' più vicini. Tiri lunghi al massimo 30 metri, in modo da poter ripetere le vie e calarsi in doppia con una singola corda da 60 metri, chiodi sistemati sempre prima dei passaggi più difficili, soste a prova di bomba. 

Paolo Pezzolato in apertura su "Burning Manhattan"
Marco Colombo sul primo diedro di "Demo"

"Kabul" (foto G.Pagnoncelli)

Ale Gianatti su "Kabul" (foto G.Pagnoncelli)

Sul monotiro "L'americana" (6b+)
"Gino Fasulo", secondo tiro, 6b+ (foto G.Pagnoncelli)
Aprendo la "Jihad", primo tiro
Lo sloveno Peter Podgornik sul tiro duro della "Jihad"

"B52", monotiro alla Parete della Diga
(foto G.Pagnoncelli)
Nalda su un 6a, Parete della Diga
Parete della Diga, monotiri (foto G.Pagnoncelli)
Il diedro del secondo tiro di "Dinga"
(foto G.Pagnoncelli)
"Dinga", diedro da proteggere a friends
(foto G.Pagnoncelli)
DINGA
JIHAD

DOTTOR SVAB

THE SOUTH ASS
In apertura sulla bellissima e strana "Spirale" (foto Janez Skok)
Il secondo tiro della "Spirale"
Doppia dalla "Spirale"
Cordata sulla facile "Boma"
Placche del lago
Alberto Prosperetti esce da "Caprice"
DOTTOR PANZINA

HOUSTON IL FUTURO
CAPRICE
DIOPSIDE
Il Toro Seduto, storica parete in Val Poschiavina

Massimo Sala al Dolmen, Val Poschiavina
Panzina su una nuova fessura in Val Poschiavina













 

 
 

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