Sulla via più misteriosa del mondo mi espressi in un'intervista sulle pagine montagna del quotidiano "La Provincia" curate dal validissimo Giorgio Spreafico che negli anni successivi scriverà un libro sulla questione.
Ne seguì un alzata di voce di basso livello con Ermanno Salvaterra sulle pagine dei forum, mi restò la convinzione di volerci credere anche se oggi le prove continuano a dire di no all'esistenza di questa incredibile impresa.
(intervista La Provincia - marzo 2004)
E' stato sul punto di provarci anche lui:  otto anni fa, per la precisione, visto che era il gennaio del '97. La  Nord del Torre aveva deciso di tentarla, guardacaso, proprio con Rolando  Garibotti: dopo avere ascoltato e riascoltato il racconto di Cesarino  Fava giù a Chalten, Luca "Rampikino" Maspes si era già incamminato con  l'alpinista italo-argentino - compagno occasionale - verso la base della  parete Est dove attacca la via del mistero. Il pronti via era saltato  all'ultimo momento, per una nevicata che non finiva più. Progetto  abortito, magari una prossima volta, chissà. Invece non se ne è fatto  più niente. E oggi, oggi il forte scalatore valtellinese - che in  Patagonia da allora è tornato molte altre volte, prendendosi anche  qualche bella soddisfazione - sul Cerro Torre va deciso controcorrente. 
Insomma, Rampik, tu credi a Maestri?
«Sì. Se metto in dubbio la scalata  del '59, metto in dubbio troppe salite e allora finisce che mando a quel  paese tutto l'alpinismo senza foto e video». Ok, e poi che altro  diresti agli scettici? «E poi non posso pensare che i due accusati,  perché anche Fava c'è dentro visto che ormai si dice che non siano  arrivati neanche al colle, siano capaci di costruire una storia del  genere con un amico morto di mezzo. Ho avuto la fortuna di conoscerli,  Cesare e Cesarino. E' troppo, quello che si pretende avrebbero  architettato».
E gli argomenti dei contestatori?
«L'analisi dell'impresa  del '59 deve passare soprattutto dai personaggi, non dalla ricerca di  30 chiodi a pressione su una parete grande grande e sempre incrostata di  ghiaccio. Sapendo quello che ha fatto Maestri e quanto non digeriva le  sconfitte, è difficile addebitargli una balla simile. E poi su quella  pendenza con la neve giusta Egger saliva: l'aveva già dimostrato  sull'Jirishanca, che sui 70°/75° si muoveva di corsa».
E la via di  Salvaterra e Garibotti?
«Stile di gran classe, velocità, un bell'esempio  di alpinismo moderno su una montagna mitica e molto dura. Per me, però,  la salita resta una bellissima ripetizione sprint (con varianti) di una  via aperta 46 anni fa da una cordata forse senza paragoni».
Insomma,  insisti?
«Insisto. Perché faccio le mie ipotesi e la salita del '59 la  vedo sempre più scolpita su quella Nord, non escludendo che le  condizioni della "prima" forse nessuno le ha più incontrate. La cordata  del '59 era la migliore del periodo, come bravura su roccia (Maestri),  su ghiaccio (Egger) e non ultimo come testa dura: Maestri ha dato decine  di dimostrazioni». 
Anche quando ha usato il compressore?
«Anche,  nonostante quel che sento in giro. Onore a Maestri anche per il  compressore, sì, una macchina che oggi sarebbe sostituita dal leggero  trapano e, immagino, farebbe molto meno rumore». 
| Il Colle della conquista visto da Ovest, a destra lo spigolo della fantomatica "Egger-Maestri"  | 
Perché non vai sulla nord del Torre a vedere le pendenze? Vacci, prova ad immaginarla di ghiaccio e, anche solo con la mente, prova a salirla. Tornato giù la tua idea cambierà...
RispondiEliminalo so, ci credo a quello che dici... però mi piace che delle leggende possano restare nella storia dell' alpinismo... e di rigetto le difendo a spada tratta
Eliminaciao
luca