Passata la lunga fase delle cascate di ghiaccio, quest’inverno bruscamente frenata dall’innalzarsi delle temperature a febbraio, i pensieri e i progetti cominciano a spostarsi verso l’alto, verso quell’alpinismo invernale di roccia, ghiaccio e di buon impegno. Con l’amico Giovanni Ongaro, appena reduce dall’ennesimo viaggio in Patagonia, saliamo con gli sci verso l’abbandonato Rifugio Entova-Scerscen in una giornata decisamente calda e propizia per pensare ad una piacevole scalata del giorno successivo.
Abbiamo in mente di tentare la prima salita invernale di “Bollicine”, probabilmente la più interessante e difficile via di roccia del gruppo Gluschaint-Sella, aperta da Miotti e Selvetti una quindicina di anni fa. Dopo una notte all’interno del freddo rifugio, ora rimesso un po’ in ordine dopo i vandalismi di qualche anno fa, il mattino ci accoglie con una velatura del cielo che promette poco di buono e ci fa dimenticare presto le calde temperature di ieri pomeriggio. Quello che mi piace sempre dell’alpinismo, e a volte succede come ora, è la possibilità di avere davanti agli occhi decine di pareti e cime che ti consentono di cambiare i tuoi propositi nel giro di pochi minuti. Infatti, abbandoniamo l’idea della salita rocciosa e cominciamo a vagare sul ghiacciaio fiduciosi di scoprire qualcosa che ci impegnerà la giornata non proprio ideale per gelarsi le mani sul freddo serpentino.
Non ci vuole molto… Mentre gli sci raspano la superficie liscia e lucente del Ghiacciaio di Scerscen Inferiore, improvvisamente comincia a materializzarsi davanti a noi la vista di una logica e lineare striscia di ghiaccio che solca il lato sinistro della parete del Piz Gluschaint. La visione quasi insperata ci spinge verso questo nuovo obiettivo, felici di aver caricato ben bene lo zaino per portare con noi il materiale per una salita su ghiaccio.
Cinque ore dopo siamo in cima alla cresta, dopo essere saliti per questo budello roccioso spalmato di poco ghiaccio che nel suo tratto centrale ci ha riservato alcuni tratti dove procedere con molta delicatezza. La chiameremo proprio “Delicatezze” questa prima salita che forse costituisce anche la prima via di questo genere sul versante meridionale del Gruppo del Bernina. Torniamo all’auto alle ultime luci del giorno dopo aver provato inutilmente a sciare sul fondo innevato della strada, un tentativo che per qualche giorno ricorderemo per le botte sui sassi accumulate nelle frequenti cadute.
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