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lunedì 20 febbraio 2006

Patagonia - Trip Two

Visto che non l'avevano ancora fatto, ritorno al Cerro Piergiorgio per finire "Gringos Locos", linkandoci l'obiettivo su ghiaccio/misto del San Lorenzo, che avevo tentato nel 2002 con Diego Fregona.
Non parteciperò a questa seconda parte perchè il Cerro Piergiorgio mi stava matando...
La volta più vicina alla fine, la mia spedizione più fortunata...

Ecco il resoconto che scrissi per le riviste:

Se il Trip One in Karakorum l’avevamo soprannominato un “villaggio vacanze per alpinisti indipendenti” con difficili scalate in quota ma con un comodo e “servito” campo base di stile himalaiano, il secondo viaggio — Trip Two — di UP Project ha preso altre sembianze: un ambiente più alpino ma anche un lungo “combattimento” fatto di tante attese, svariati tentativi, incidenti lievi e diverse incertezze.
Così è l’alpinismo in Patagonia: una scommessa.



C’erano due obiettivi di spessore per due team e due mesi differenti.
La Nordovest del Cerro Piergiorgio, una parete all'epoca ancora inviolata e che molti definiscono la più “linda” e nascosta della regione del Fitz Roy, e l’ancor meno conosciuta Nordest del Monte San Lorenzo, colosso di ghiaccio e misto situato nel Nord della Cordigliera Patagonica.
In UP la chiamiamo la “banda” ed anche questa volta era bella eterogenea. Il sottoscritto come ideatore del progetto, l’eclettico valdostano Hervé Barmasse come miglior spalla che si possa avere in ogni terreno, il giovanissimo valtellinese Elia “Panda” Andreola come cavallo da corsa saltato qui dallo scialpinismo competitivo, ed infine due talenti affermati della roccia e del ghiaccio alpino come l’altoatesino Kurt Astner ed il bergamasco Yuri Parimbelli, guide alpine ed entrambi prontissimi a giocare le carte nel loro primo trip patagonico.
Per il San Lorenzo ad inizio marzo sarebbero invece arrivati due che in Patagonia erano già stati baciati da tanta fortuna e avevano risposto con classe: il valtellinese Giovanni Ongaro e lo svizzero Lorenzo “Pala” Lanfranchi, vogliosi di conoscere una nuova zona dopo aver già messo nel sacco cime da sogno come il Cerro Torre, il Fitz Roy.
Il team veniva infine completato con un determinatissimo giovane alpinista comasco alla sua prima esperienza fuori dalle Alpi, il “Berna” Matteo Bernasconi.

CERRO PIERGIORGIO
Quasi mille metri di eccellente e verticale granito con alcune linee immaginate e già provate da cordate internazionali.
La nostra idea era ripercorrere e terminare il tentativo “Gringos Locos” (Giordani-Maspes 1995) che si era spinto fino a tre quarti del muro roccioso.
Un mese solo era il tempo a disposizione per la scalata di questa big wall. La prima scommessa, trovare almeno 5 o 6 giorni di meteo ideale e senza vento.
Sbarcati nell’America del Sud, inizia una corsa avanti ed indietro dalla Valle del Rio Electrico, trasportando tutto il materiale da scalata fin sotto la parete, distante 30 km dalle ultime strade.
Le condizioni secche dei ghiacciai obbligano ad un campo base con due tende e non, come auspicato, in una più comoda e sicura truna nella neve. Si sfruttano subito i primi due giorni di bel tempo ed il team sale 7 lunghezze di corda, con difficoltà fino al 7a/b e A3.
Lunedì 20 febbraio pare per tutti il giorno decisivo: terza giornata di scalata e la possibilità di mettere una decisa ipoteca su un prossimo assalto in stile alpino verso la vetta.
Nel pomeriggio però, mentre Barmasse, Astner e Parimbelli sono all’undicesima sosta della via, una frana di sassi parte da una cengia e rovina a valle, investendo in pieno Maspes e, in parte, le tende.
Per Maspes, baciato dalla buona suerte, solo contusioni e ferite di varie dimensioni. Andreola invece, al riparo sotto un grosso masso sporgente al campo base, ne esce fortunatamente illeso.
Il team in parete si cala velocemente ed alla sera raggiunge il campo, provvedendo subito ad aiutare il compagno e capospedizione a scendere verso il paese per le prime cure.
Niente campo base sicuro e pericolo nel canale di accesso alla parete. La decisione unanime del gruppo è, a questo punto, quella di abbandonare il tentativo al Cerro Piergiorgio.
Nei 10 giorni restanti ancora un viaggio sotto lo parete per portare a valle il materiale restante. Si pensa a qualche scalata più “veloce” in caso di ritorno del bel tempo.
Un primo successo viene raggiunto con due cordate che salgono l’Aguja Guillaumet. Astner e Parimbelli per la classica via “Fonrouge”, Barmasse e Andreola lungo via “Brenner” . Due salite veloci e parallele con un arrivo quasi in contemporanea sulla vetta.
Poi, poco prima del rientro del gruppo in Italia, compare ancora un ultima finestra di tempo buono.
Partiti nel pomeriggio da Chaltén i quattro di UP salgono fino al Passo Superior dove passano la notte in una cueva di neve, con l’idea di tentare l’indomani la scalata dell’Aguja Poincenot, il più grosso dei satelliti del Fitz Roy. Una delle poche salite fattibili dopo le nevicate ed i primi freddi dell'autunno in arrivo.
Al mattino, senza Astner bloccato dal mal di stomaco, Barmasse, Parimbelli ed Andreola raggiungono la base della parete e riescono a salire la via “Whillans” di questa cima.
Per il primo UP team, questo Trip Two è un’avventura un po’ rocambolesca ma con un bilancio che comunque valuta positivo. In solo un mese di tempo, prima il bel tentativo sul Piergiorgio, interrotto per cause oggettive, seguito dalle le ripetizioni di tre vie che da sole forse varrebbero già la felicità di una spedizione alpinistica in queste zone tormentate dal maltempo.

Video presentazione del Trip Two di UP Project
Intervista su planetmountain.com


Giornate in cui non dovresti essere in viaggio ma già in parete...
Alla Chocolateria di Chalten, casa di Anabel

L'ormai classico guado del Rio Pollone
Campo intermedio alla Plajita

Ancora Cerro Piergiorgio!

La Nordovest del Piergiorgio

La prima volta per Hervé, ignaro che dovrà tornarci altre tre volte prima di farcela
Primo giorno di scalata per Yuri e Kurt

Piedra del Fraile

Campionato di boulder a Chalten, Iker Pou su "Tsunami"
Dean Potter si si riposa
Bouldering con i fratelli Huber

Panda e Arva in ri-partenza per la Valle del Rio Electrico
Il campo a metà zoccolo sotto la parete, rivelatosi un po' pericoloso
Kurt segue il tracciato di "Gringos Locos", secondo giorno sulla parete

Terzo giorno, Hervé raggiunge il "buso"
Il luogo dove sono stato colpito dalla frana
Discesa notturna dopo la frana, zoppicante ma sto bene

Finalmente da Carolina per curare le ammaccature

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