Iniziai questa via in Val di Zocca quando avevo 18 anni, nel 1990, insieme a Oscar Meloni.
In due giorni distinti, piantando pochi e distanziati spit a mano, raggiungemmo poco oltre la metà di questo vergine pilastro di ripide placche. Poi, tornati alla base della parete mentre mangiavamo sotto un sasso, un fulmine ci colpì e mandò in tilt Oscar.
I telefonini ancora non c'erano e dovetti abbandonare l'amico per raggiungere un luogo visibile dal rifugio Allievi-Bonacossa e poter urlare a squarciagola per farmi sentire. Qualcuno udì i miei richiami e l'elicottero arrivò mezzora dopo, portando Oscar a valle ma lasciando lì me e la mia gamba insensibilizzata dal fulmine. I soccorritori non avevano capito che il fulmine aveva colpito anche me. Tutto si risolse con una notte in ospedale per l'amico e una mia discesa preoccupata a valle senza sapere in che condizioni stava Oscar.
La via rimase lì abbandonata finchè 16 anni dopo, con Giò Ongaro, Bordons e Anna, tornammo con il trapano per finirla, nello stesso stile di allora, non plaisir ma piuttosto ingaggioso vista la distanza delle protezioni.
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Punto massimo raggiunto nel 1990 |
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Diedro a banana |
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Ultimo tiro |
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Fiorelli style in cima alla via |
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Testate di Val di Zocca e Val Torrone, il Picco in primo piano |
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La costiera del Cameraccio vista dalla vetta |
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