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mercoledì 31 marzo 2004

Cerro Torre, via Egger-Maestri, dibattito

Sulla via più misteriosa del mondo mi espressi in un'intervista sulle pagine montagna del quotidiano "La Provincia" curate dal validissimo Giorgio Spreafico che negli anni successivi scriverà un libro sulla questione.
Ne seguì un alzata di voce di basso livello con Ermanno Salvaterra sulle pagine dei forum, mi restò la convinzione di volerci credere anche se oggi le prove continuano a dire di no all'esistenza di questa incredibile impresa.





(intervista La Provincia - marzo 2004)

E' stato sul punto di provarci anche lui: otto anni fa, per la precisione, visto che era il gennaio del '97. La Nord del Torre aveva deciso di tentarla, guardacaso, proprio con Rolando Garibotti: dopo avere ascoltato e riascoltato il racconto di Cesarino Fava giù a Chalten, Luca "Rampikino" Maspes si era già incamminato con l'alpinista italo-argentino - compagno occasionale - verso la base della parete Est dove attacca la via del mistero. Il pronti via era saltato all'ultimo momento, per una nevicata che non finiva più. Progetto abortito, magari una prossima volta, chissà. Invece non se ne è fatto più niente. E oggi, oggi il forte scalatore valtellinese - che in Patagonia da allora è tornato molte altre volte, prendendosi anche qualche bella soddisfazione - sul Cerro Torre va deciso controcorrente. 

Insomma, Rampik, tu credi a Maestri?

«Sì. Se metto in dubbio la scalata del '59, metto in dubbio troppe salite e allora finisce che mando a quel paese tutto l'alpinismo senza foto e video». Ok, e poi che altro diresti agli scettici? «E poi non posso pensare che i due accusati, perché anche Fava c'è dentro visto che ormai si dice che non siano arrivati neanche al colle, siano capaci di costruire una storia del genere con un amico morto di mezzo. Ho avuto la fortuna di conoscerli, Cesare e Cesarino. E' troppo, quello che si pretende avrebbero architettato».

E gli argomenti dei contestatori?

«L'analisi dell'impresa del '59 deve passare soprattutto dai personaggi, non dalla ricerca di 30 chiodi a pressione su una parete grande grande e sempre incrostata di ghiaccio. Sapendo quello che ha fatto Maestri e quanto non digeriva le sconfitte, è difficile addebitargli una balla simile. E poi su quella pendenza con la neve giusta Egger saliva: l'aveva già dimostrato sull'Jirishanca, che sui 70°/75° si muoveva di corsa».

E la via di Salvaterra e Garibotti?

«Stile di gran classe, velocità, un bell'esempio di alpinismo moderno su una montagna mitica e molto dura. Per me, però, la salita resta una bellissima ripetizione sprint (con varianti) di una via aperta 46 anni fa da una cordata forse senza paragoni».

Insomma, insisti?

«Insisto. Perché faccio le mie ipotesi e la salita del '59 la vedo sempre più scolpita su quella Nord, non escludendo che le condizioni della "prima" forse nessuno le ha più incontrate. La cordata del '59 era la migliore del periodo, come bravura su roccia (Maestri), su ghiaccio (Egger) e non ultimo come testa dura: Maestri ha dato decine di dimostrazioni». 

Anche quando ha usato il compressore?

«Anche, nonostante quel che sento in giro. Onore a Maestri anche per il compressore, sì, una macchina che oggi sarebbe sostituita dal leggero trapano e, immagino, farebbe molto meno rumore». 

Il Colle della conquista visto da Ovest,
a destra lo spigolo della fantomatica "Egger-Maestri"

2 commenti:

  1. Perché non vai sulla nord del Torre a vedere le pendenze? Vacci, prova ad immaginarla di ghiaccio e, anche solo con la mente, prova a salirla. Tornato giù la tua idea cambierà...

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    1. lo so, ci credo a quello che dici... però mi piace che delle leggende possano restare nella storia dell' alpinismo... e di rigetto le difendo a spada tratta

      ciao
      luca

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