In solitaria sulla parete Sudest del Sasso Moro, un insieme di salti e di cascate di ghiaccio che si alternano a lunghi tratti di misto, quasi mai in condizioni. Ho lungamente cercato questa salita, aspettavo solo le condizioni migliori per affrontarla: ghiacciata al punto giusto e con ridotti pericoli di slavine.
Sabato 22 febbraio 2003: nella notte mi sono diretto verso la base della parete SE del Sasso Moro (3108 m). Una parete che già avevo tentato altre due volte negli ultimi 6 anni per cercare di ripetere la via di ghiaccio di Duilio Costa e Luigi Agudio, aperta nel 1984 e mai ripetuta per la difficoltà di trovare la parete in condizioni perfette (ghiaccio sufficiente, pericoli di slavine assenti). Solo sui basamenti rocciosi del muro ero riuscito, negli anni scorsi, a salire due brevi cascate-goulotte di 2/3 tiri ("Gorgia del Moro" e "Maspes-Lucini").
Il mio obiettivo era tracciare una nuova via, sul lato sinistro della parete, lungo una goulotte che in alto solca un muro roccioso verticale di 250 metri, a cui si sommano i 400 metri di cascate e pendii ghiacciati che ne consentono l'accesso (passando lungo la prima parte della via di Costa) e altri 200 metri di misto nella parte finale.
Era un mese che "curavo" questa linea di ghiaccio e misto. C'era bisogno di un "buon" freddo costante, ma anche che la neve si fosse ben scaricata lungo la pericolosa parete. Ma, come spesso accade, non si presentavano mai quelle condizioni "perfette o quasi" che cercavo.
Ora, finalmente, sembrava arrivato il momento giusto. Avevo tenuto d'occhio la via con l'amico Giovanni Ongaro; ma purtroppo lui non poteva in quei giorni, da qui la decisione di andare da solo. Con il senno di poi, ne sono anche felice: da solo ho notato che riesco a rendere sempre più nei confronti delle difficoltà e dei pericoli...
Parto leggero, con una corda sottile da 7 mm per autoassicurarmi se si presenterà l'occasione, qualche chiodo e materiale da roccia (friends piccoli), e 3 viti da ghiaccio (che poi non userò).
Attacco all'alba, lungo le prime cascate che presentano già muri e candele a 90°; la progressione è "delicata" per il continuo e leggero afflusso d'acqua che rende il tutto un po' "instabile" (ghiaccio cariato). Dopo 2 ore ero nella zona del catino centrale della parete. Poi un lungo pendio mi ha portato sotto i muri rocciosi verticali percorsi dalla sottile goulotte ghiacciata. Da qui ho attaccato, slegato, la prima sezione di ghiaccio, con muri e fini goulotte che portavano sotto una striscia di ghiaccio più verticale. Proprio qui sono cominciate anche le slavine e le cadute di ghiaccio.
Durante il primo tiro autoassicurato - il più duro tratto di ghiaccio della via (WI 4+/5-) - la fine goulotte sospesa 100 metri più in alto è crollata sulla mia testa facendomi prendere un bello spavento... Ho pensato anche di tornare a casa, ma non so proprio come sarei sceso da questa parete con la mia corda singola da 70 metri e i 5 chiodi da roccia che avevo con me... Più sopra, dopo un tratto più roccioso di V/VI, il tratto con la cascatella crollata mi ha fatto perdere ben 1 ora e mezza: ho tentato in 3 punti di salire, prima due volte a destra, poi decidendo di autoassicurarmi ancora (a causa di un'altra scarica di ghiaccio) e provando a sinistra lungo rocce poco ghiacciate.
Alle 14 ero fuori dal muro roccioso ed è cominciata la salita del terreno misto superiore: una serie di lunghi pendii di neve inconsistente e poco ghiaccio, alternati a fasce rocciose da superare con i ramponi ai piedi. I passaggi più difficili in roccia sono stati saliti in questa sezione, con vari tratti di VI e anche VI+, superati autoassicurandomi "al volo" con una lunga longe e qualche friend.
Particolarmente emozionante il superamento di una serie di rigonfiamenti nevosi, dei "funghi" incollati dal vento alle rocce su cui bisognava procedere con estrema cautela, probabilmente uno di quei funghi era crollato ore prima quando ho avvistato le prime scariche lungo la via.
Alle 17, dopo 11 ore di scalata, ero in cima alla spalla del Sasso Moro dove la via terminava, dopo 1000 metri di sviluppo, 800 di dislivello, e difficoltà valutate VI come impegno generale, 4+/5- in ghiaccio, VI/VI+ in roccia e tanto misto. In via sono stati lasciati 3 chiodi "ricordo".
Dalla cima della spalla mi aspettavano 4 ore di discesa notturna lungo un ammasso inconsistente di neve fresca, a tratti farinosa a tratti crostosa. Ormai ero fisicamente al limite: è stato il "vero" calvario della giornata...
Alle 14 ero fuori dal muro roccioso ed è cominciata la salita del terreno misto superiore: una serie di lunghi pendii di neve inconsistente e poco ghiaccio, alternati a fasce rocciose da superare con i ramponi ai piedi. I passaggi più difficili in roccia sono stati saliti in questa sezione, con vari tratti di VI e anche VI+, superati autoassicurandomi "al volo" con una lunga longe e qualche friend.
Particolarmente emozionante il superamento di una serie di rigonfiamenti nevosi, dei "funghi" incollati dal vento alle rocce su cui bisognava procedere con estrema cautela, probabilmente uno di quei funghi era crollato ore prima quando ho avvistato le prime scariche lungo la via.
Alle 17, dopo 11 ore di scalata, ero in cima alla spalla del Sasso Moro dove la via terminava, dopo 1000 metri di sviluppo, 800 di dislivello, e difficoltà valutate VI come impegno generale, 4+/5- in ghiaccio, VI/VI+ in roccia e tanto misto. In via sono stati lasciati 3 chiodi "ricordo".
Dalla cima della spalla mi aspettavano 4 ore di discesa notturna lungo un ammasso inconsistente di neve fresca, a tratti farinosa a tratti crostosa. Ormai ero fisicamente al limite: è stato il "vero" calvario della giornata...
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